RI-GENER-AZIONI. Processi di trasformazione e movimenti partecipativi nelle aree fragili

Disamina e analisi della formazione di Letizia Bindi svoltasi il 26 luglio a Goriano Sicoli (AQ).


Letizia Bindi, docente ordinario presso l’Università degli studi del Molise - in occasione della formazione Neo svoltasi l’8 luglio 2024 al termine della ricerca sul campo a Goriano ad opera dei partecipanti NEO - ha svolto un’interessante lezione sui processi di rigenerazione di comunità, declinando la tematica nella realtà delle imprese di Goriano Sicoli e della Valle Subequana. È stato possibile dibattere insieme sulle possibilità di sviluppo di questi territori, grazie alla attiva e sentita partecipazione di alcuni abitanti di Goriano e del sindaco Rodolfo Marganelli e del vicensindaco Massimiliano de Sanctis.

In particolare, Bindi ha illustrato una serie di progetti analizzandone i punti di forza e le debolezze, per poi declinarli nel contesto di Goriano Sicoli.

In primo luogo, è necessario premettere come nel quadro del sapere contemporaneo sia centrale la cooperazione di varie discipline e varie figure professionali in una stessa ricerca, come nel caso del centro di ricerca Bio cult, (centro di ricerca “risorse Bio-Culturali e Sviluppo Locale”), di cui Bindi è la direttrice. Grazie a questo centro è possibile reperire esperti di vari settori, consentendo multidisciplinarietà e accuratezza nella ricerca.

Di grande rilevanza il progetto erasmus organizzato dall’Università del Molise denominato EARTH sullo Sviluppo territoriale e i Patrimoni culturali, in cui Letizia Bindi ha ricoperto un ruolo di primo piano. La mission del progetto prevede di contribuire ad impartire un’educazione alla gestione delle risorse territoriali e del patrimonio in tutte le sue forme. Una delle chiavi del progetto è ripensare le strategie di sviluppo rurale in America latina ed Europa, dando il via a una sinergia e a una formazione didattica globale attente alle filiere agroalimentari e agli aspetti turistici (per maggiori informazioni, si indirizza il lettore al sito ufficiale: https://www.earth.).

In questo progetto, centrale è il dinamizador, figura professionale diffusa in America latina (soprattutto in Argentina e Bolivia) che si occupa di innovazione e processo sociale, con particolare attenzione allo sviluppo rurale e al patrimonio. L’equivalente europeo di questa figura è l’attivatore di comunità. Parimenti importante per lo sviluppo è la questione dell’innovazione agricola. Nella già citata università di Asunciòn vi è un percorso di studi focalizzato sul riprendere i saperi locali nativi (impiegando agricoltura biologica), affiancandoli alle conoscenze più moderne e avanzate, come l’instaurazione di un piano comunicazione tra i consumi e le risorse, al fine di conseguire un miglioramento dei suoli, ecc. Tramite l’impiego di nuove tecnologie è quindi possibile mettere a sistema antichi saperi. A questo proposito, è rilevante l’esperienza di Letizia Bindi con i Mapuce in Patagonia, focalizzata sull’operato dei pastori di questa comunità e sul loro rapporto con l’ambiente, in un connubio tra saperi e tecniche tradizionali e antiche e conoscenze più avanzate.

Importante per la rigenerazione di comunità è anche il bando dei borghi di linea A. Questo bando annuale (attivo dal 2021) si focalizza sul patrimonio culturale, sulla storia, sulle arti, sulle tradizioni dei piccoli borghi, mirando a promuovere un turismo sostenibile alternativo. Questo obiettivo si è in parte realizzato (la sua realizzazione è tuttora in corso d’opera) tramite il “Piano Nazionale Borghi”, un programma di sviluppo economico e sociale delle aree svantaggiate volto alla rigenerazione di questi piccoli centri e al rilancio del turismo tramite progetti locali con base culturale. Gli interventi del piano sono volti alla riqualificazione degli spazi aperti e al recupero del patrimonio storico, e inoltre il piano prevede la creazione di piccoli servizi culturali favorendo nuovi itinerari. Inoltre, si sono stanziati (e si stanzieranno) sostegni finanziari per le attività culturali, turistiche ecc., al fine di rilanciare le economie locali valorizzando i prodotti. Sarà quindi fondamentale procedere in modo da intercettare i fondi europei di questo progetto, legati al PNRR.

Il bando linea A, nonostante vari punti di forza, presenta altresì delle debolezze. Per esempio, i fondi sono stati assegnati in base ad un parametro certamente discutibile, il numero di cantieri aperti, e ci si è concentrati su singoli paesi senza una visione reticolare, e si sono trascurati centri minori e meno prestati ad un turismo di massa.

Per quanto concerne questo bando e in genere della ricezione dei finanziamenti legati ai fondi PNRR, urge sfoderare nuove competenze, il miglior sapere e la migliore politica. Per recuperare queste aree, è necessario avere consapevolezza e attenzione sui territori, favorendo delle forti reti locali e nazionali, ragionando su delle forme alternative di governo del territorio. La cooperazione, quindi, è fondamentale per cogliere delle opportunità e non limitarsi a ricevere dei finanziamenti, portando delle nuove competenze e operando una vera rigenerazione. È necessaria una visione reticolare che consideri non il bene culturale in sé ma tutto il territorio, in modo che i fondi non giungano al singolo bene culturale e non interessino esclusivamente le aree che presentano beni culturali eccezionali. In questa fase di “cono di luce delle aree interne” si pone la necessità di uno sforzo radicale, di consapevolezza e attenzione al territorio, di reti sempre più forti, nonché di ragionare su forme alternative di governo e gestione del territorio, attuando una reale comparazione tra modelli normativi. In particolare, è rilevante il modello dei commons e degli usi civici, nel quale l’ente pubblico ricopre un ruolo centrale, in quanto esente dal modello governativo e incline ad essere autogestito. La questione dei beni comuni è connessa alla questione del diritto alla terra, di cui oggi siamo stati privati in seguito ad un processo storico e politico ben preciso. Uno sviluppo sostenibile, accanto ad altri fattori che non è possibile esaminare in questa sede, può, se non invertire questo processo di privazione, almeno spingerci ad una maggiore consapevolezza del territorio che abitiamo, restituendoci agentività nel nostro contesto quotidiano.

Infine, è centrale saper intercettare i finanziamenti e le opportunità grazie ad una iper-informazione e alla capacità di saper mettere in circolo le informazioni. Sono necessarie una visione e un’azione che vadano oltre i fondi PNRR ( che cesseranno nel 2026), e ciò è possibile procedendo in maniera attiva, tenendo una linea ben precisa, investendo sullo sviluppo agricolo e sull’ambito dei beni culturali, e assicurando la cooperazione tra aziende (si intende soprattutto aziende che si occupano di agricoltura biologica e aziende che si occupano di cultura, ecc.) e università e fondazioni culturali, mettendo in campo i migliori saperi, rendendo possibili nuove linee di sviluppo territoriale focalizzate sui beni comuni e su una visione reticolare che vada oltre al singolo paese o al singolo bene culturale.


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Elementi di storia e analisi dei processi socioeconomici dell'Appennino centrale